Piero
Ansaldi

...il viandante pittore

[1940 - 2004]

…Il primo premio “Matteo Olivero” del 1997, sezione colore e tecniche miste, andò all'opera “Nel mio studio” tecnica mista su cartone, 49x49cm.
L'artista era Piero Ansaldi, saluzzese classe 1940. Primo vincitore per lo stesso premio anche negli anni 1992 e 1995…
Informazioni
Recensioni
I Critici d'Arte hanno scritto di lui…

Carlo Morra, 1968
Ansaldi appare direttamente collegato alla tradizione paesaggistica piemontese di estrazione ottocentesca (che a Saluzzo e dintorni ha conosciuto più di una significativa presenza).
Ci è piaciuto soprattutto nei lavori di piccola dimensione come “La fienagione”, “Cardi di montagna”, “Vecchia strada”, “Prime luci” ed altri…

Carlo Morra, 1969
Ansaldi espone al Palazzetto Civico di Cuneo: presenta un'ampia selezione della sua attività. Lo incantano soprattutto i silenzi dei monti, lo stormir delle fronde in un bosco, il baluginare del sole sui campi coperti di neve mentre i salici spogli allungano le loro ombre su fossi gelati e su terre innevate.
Questi lavori rivelano chiaramente un'ottima conoscenza del disegno e ottime capacità nel costruire un soggetto. La tavolozza non è mai stata ardita e conosce le sfumature di ogni colore, le sottigliezze di attenti accostamenti.

il Secolo XIX, 1973
Ansaldi presenta una selezione delle sue più recenti opere. Sono soprattutto spunti e motivi paesaggistici del Piemonte, delle sue montagne e delle sue belle vallate. Una pittura leggibile, aperta e immediata, nella quale si esprime un palpito di non banale poesia.

Tom Valinotti, 1979
È con vera gioia che, accogliendo l'invito dell'amico, ho visto i suoi nuovi quadri: paesaggi ricchi di luce e di verde dei nostri paesini di montagna, squarci suggestivi della pittoresca “Langa”, simpatici e dimenticati angoli della vecchia Parigi, casolari sperduti sotto un manto di neve, volti carichi di rughe di montanari delle nostre valli.
Quello che colpisce e avvince nei quadri di Ansaldi è la semplicità e la lealtà del suo dipingere. In essi vedi immediatamente la mano e un cuore innamorato del bello e delle piccole ma preziose cose di ogni giorno e ammiri la sua capacità di coglierle e trasferirle con immediatezza e padronanza del pennello sulla tela.

Marco Luciano, 1973
Gli intenti sono sempre quelli di cercare cosa nasconde un pittore dietro le sue tele. “Niente di particolare, è tutto in superficie, comprensibile a tutti, il messaggio è più chiaro che se lo scrivessi a grandi lettere, e non occorre alcun sforzo per capirlo. Quello che sto dicendo io, altri lo dicono attraverso la fotografia, i romanzi e gli scritti. A me piace dipingere, a scuola riuscivo bene, perché allora non sfruttare questa mia predisposizione? Perciò da hobby domenicale si sta trasformando sempre più in professione, lavorando io in un settore collaterale posso facilmente dire quanto provo.”

“I miei migliori amici sono il cavalletto, i colori e il mondo che mi circonda. Ho fatto anche dei ritratti a personaggi caratteristici della montagna, dei borghi marinari, ma soprattutto a mia madre, e di questi sono gelosissimo.”

Cosa rappresenta per te una Mostra?

“Lo strumento tramite cui valuto se la gente intende avvicinarsi a questo mondo o meno, ed un esame dal quale trarre spunti per i miglioramenti che devo portare alla mia pittura”.

Un pittore molto semplice, naif nello spirito e non nella tecnica, dove tutto è realtà, una realtà troppe volte sconosciuta e distante dalla nostra mente.

G.D., Savigliano 1990
Alla vernice di sabato 3 cordialissimo l'incontro col pubblico ed ottimo il successo personale di questo giovane “Artista”. Inserito nel filone e nella tradizione figurativa subalpina, Ansaldi ha arricchito tavolozza ed espressioni restando fedele con originale impronta e spunto a temi classici, paesistici e naturali godibili e comunicativi.
A quella “natura-realtà” in cui si avverte, diceva un poeta, la mano attiva di Dio; alle “cose” che continuano a commuovere e a partecipare.

Ansaldi, da attento e sensibile ospite, ha dedicato anche una serie di acquerelli alla nostra città. Pittura dalla mano felice, Ansaldi vive in un'isola ideale di colori pastello, rosa, lavanda, verdi e turchesi con una luce che fa venire in mente la Provenza.
Un operatore valido che siamo lieti di raccomandare agli amatori.

Giorgio Barberis, 1990
Il gusto grafico dell'opera di Piero Ansaldi
Pittore con proprie idee compositive, Ansaldi si presenta nelle sale di via Cambiani con una nutrita rassegna di opere che denunciano chiaramente l'evoluzione costante di questo bravo autore saluzzese.

Ciò che colpisce, in primo, è la linearità raggiunta in ogni opera che funge da immaginario filo conduttore di un discorso limpidamente subalpino e ben radicato nella tradizione paesistica.
E' vero anche che il tratto, seppur classico, rivela una modernità soffusa che pone il Nostro su un piano meno usuale, meno scontato e gli permette di proporre i temi più sentiti con una verve contemporanea che solo il colore, a volte, riporta ad espressioni più pacate.
Lo si nota in particolare nei tagli (saviglianesi soprattutto) che “penna” ed acquarello impressionano sulla carta della seconda sala, dove più evidente è la bravura dell'artista nel cogliere, con immediatezza filtrata, scorci ed angoli suggestivi che esprimono appieno la propria sensibilità. Sensibilità derivata certo dal quotidiano contatto con opere grafiche di grandi incisori e stampatori del passato e che trasuda dal bel “Novello”, dai corretti tagli di “Via Tapparelli” e “Via Grassi” e, naturalmente dall'accattivante opera in locandina.

Buona anche l'impressione che si ha all'analisi degli oli che occupano la prima sala. Qui emergono prepotenti alcuni piacevoli tagli di neve, una “Senna” di pieno sapore parigino ed i paesaggi che una tavolozza giustamente poco ardita lascia piacevolmente godere. Il colore infatti non soffoca il segno che si avvale della forza già evidente nell'opera grafica, ma, come sottolineato, smessa ogni trasgressione perché il carattere della pennellata pare avere un doppio valore: uno disegnativo e l'altro che stabilisce nel dipinto come dei salti di tono dove emergono anche rapide opposizioni cromatiche che creano certe luci di effetto ottenute in modo attualissimo, col valersi del colore di campitura sottostante.

Carlo Morra, 1991
La pittura di Piero Ansaldi è di quelle che subito riescono gradevoli all'osservatore che ne resta piacevolmente suggestionato.
La prima mostra che di lui ricordiamo è una personale a Saluzzo nel 1968. In questi anni di attività è venuto coerentemente evolvendo in una sua forma espressiva, che lega le sue radici all'esperienza del paesaggismo piemontese di fine Ottocento, tra la Scuola di Rivara e la lezione di Rayper, Reycend e Tavernier, e che si è venuta enucleando in quella atmosfera tutta particolare che nel saluzzese hanno creato le esperienze di Giulio Boetto e di Matteo Olivero.

Da tutte queste esperienze però, Ansaldi ha tratto insegnamenti ma non suggestioni o vincoli ed il suo modo di interpretare il paesaggio è quanto mai moderno, così da far pensare certe volte (abbiamo in mente una “Alta Langa” ed un “Inverno in Langa” ) a certe esperienze di Leonardo Castellani, di Paolo Manaresi, di Sigfrido Bartolini e di Fiorella Diamantini.

Ansaldi va a cogliere i soggetti dei suoi lavori un po' dovunque, dalla Provenza a Ventimiglia, dalla Langa agli angoli più caratteristici di Torino e di Cuneo o magari in quel mondo così affascinante quale sempre è la Parigi di Montmartre.

Non disdegna neppure la figura ed in una mostra recente abbiamo assai apprezzato due nudi di “Modella” che testimoniano della robusta capacità costruttiva del suo disegnare e dipingere.
Spesso invece sono angoli trascurati del vecchio porto, uno scorcio di un canale di Venezia, una bicicletta appoggiata al muro presso un portone a suscitare l'emozione del Pittore.

Ansaldi rivisita questi temi con una sorta di emozionata attenzione e ricrea, con garbo di cromie e sapienza di taglio compositivo, una atmosfera ed un ambiente. Poco importa se poi atmosfera ed ambiente non sono quelli che tutti noi potremmo trovare recandoci sul luogo e se ci apparirà chiaro che il pittore lo ha rivisitato in chiave poetica o lo ha preso a pretesto per trascriverci una sua emozione, ciò che conta sono le sensazioni del bello che egli riesce a comunicarci.

Aldo Spinardi, 1997
“Dalle radici la linfa”
I cortili di Saluzzo e di Mondovì, dell'Ottocento e anche del secolo precedente, con i loro poggioli traballanti, il luogo d'incontro e di scontro, sembrano sostenere un mondo che è sempre sul punto di crollare e che, per fortuna, non cade mai.

Per la sua semplicità, per la sua genuinità, per la capacità di ognuno dei casigliani di sperare sempre nel domani, anche quando l'angoscia li trafigge.

Piero Ansaldi, al quale questo mondo è familiare, ne traccia l'immagine con tratti rapidi, quasi intendesse dargli respiro ed energia, perché crede nella gente dalla stoffa buona.

I poggioli traballano, ma sono sempre luogo d'incontro e di scontro.
I mercatini, che offrono agli amanti del bel tempo antico vecchi menù, cartoline, bottiglie, orologi, riviste, giornali e tutto quanto ravviva la memoria e l'affetto, ad esempio le grosse chiavi per aprire i pesanti portoni di legno, sono per Ansaldi stimoli efficacissimi: egli vede quei fogli vibrare, quelle cartoline correre da un paese all'altro sulle vecchie diligenze, quelle chiavi aprire il cuore di fanciulle timorose e tremanti; dalle superfici, mosse come un mare in burrasca, dei banchi, dai teloni soprastanti, dai colori più vari, sembra affiorare la vita dei nostri vecchi, essi non si allontanano mai, sono sempre disponibili a suggerirci, quando ne abbiamo bisogno, la strada giusta.

Trombe, tromboni, clarinetti, chitarre, grancasse: melodie tristi che penetrano nell'animo, lamenti di gente che soffre e che, nella musica, ritrova il coraggio per affrontare l'avvenire.
La pittura di Piero Ansaldi si richiama all'impressionismo, ma le sue sono soltanto impressioni, penetrano nel profondo per assorbire l'alimento che farà germogliare i fiori a primavera.
Anche il nudo femminile, proprio perché è vita, stimola il pittore a scavare dentro, a rivelare lo stato d'animo l'interiorità e a farla affiorare sul volto, sull'epidermide, negli occhi, sulle labbra. La sensibilità che muove la mano, il pennello a tracciare immagini che sembrano voler fuggire da questo mondo per raggiungere un misterioso paradiso.

Profilo biografico curato da Paolo Infossi
Piero Ansaldi nasce a Saluzzo il 21 aprile 1940.
Inizia a dipingere giovanissimo. Sul finire degli anni sessanta aderisce alle prime mostre collettive e personali. Proprio il '68 coincide infatti con la prima collettiva, allestita nella sua Città, nella “saletta di Palazzo Italia”.

In quel periodo, anche Piero Ansaldi, che dipinge prevalentemente “en plein air” sembra tendenzialmente legato alla tradizione figurativa subalpina di estrazione ottocentesca.

Scrive Carlo Morra commentando la prima personale ordinata a Cuneo l'anno successivo: “Lo incantano soprattutto i silenzi dei monti, lo stormir delle fronde in un bosco, il baluginare del sole sui campi coperti di neve mentre i salici spogli allungano le loro ombre su fossi gelati e su terre innevate”.

Un percorso che sarà caratterizzato, in seguito, da numerose altre esperienze espositive che lo vedranno protagonista un po' ovunque. L'iniziale attento interesse per il Corot, sarà successivamente rivolto a Mattioli ed al fascino di quella diversa concezione dell'arte, od ancora al cinese Zao Wou-Ki, che costituirà ulteriori motivi di riflessione.

Gli anni '90 sono caratterizzati sia da una più incisiva applicazione delle tecniche miste, quanto dalla costante evoluzione della stessa costruzione scenica dell'opera.
Una trasformazione che da tempo aveva coinvolto quell'originaria impostazione figurativa, accentuandone l'impronta impressionista.
Un processo tutt'ora in corso, evidenziato da un progressivo abbandono della visione prospettica, inteso sostanzialmente alla ricerca di nuovi delicati equilibri delle masse coloristiche, essenziali ad una nuova contrapposizione di luci ed ombre.

Scriveva sin dal '90 Giorgio Barberis: “Il colore infatti non soffoca il segno che si avvale della forza già evidente nell'opera grafica ma, come sottolineato, smessa ogni trasgressione perché il carattere della pennellata pare avere un doppio valore: uno disegnativo e l'altro che stabilisce nel dipinto come dei salti di tono dove emergono anche rapide opposizioni cromatiche che creano certe luci di effetto ottenute in modo attualissimo, col valersi del colore di campitura sottostante”.

Una spiccata personalità che caratterizza esemplarmente questi ultimi lavori, come le vibranti visioni d'interni od i classici scorci di paesaggio urbano, facciate e balconi immersi nel chiaro-scuro accanto ai mercatini delle pulci o alle affollate scene dei mercatini antiquari e dei caffè parigini, ed ancora i musicisti calati nelle suggestive atmosfere americane contrapposte alle desolate lande scandinave.

Nel 1980 espone per la prima volta alla “Rassegna saluzzese”, dove ritornerà in seguito consecutivamente dal '90, distinguendosi in più occasioni, sino al conseguimento, unico saluzzese, del Premio “Matteo Olivero”.

Articoli postumi
Piero Ansaldi muore improvvisamente a Castagnito il 30 Luglio 2004

Viene ricordato e commemorato da:

- Dott. P. Allemano – Sindaco di Saluzzo su “Saluzzo Arte 2004”

- Gianni Neberti “La Stampa”

- Wilma Brignone “Saluzzo Oggi”

- Mario Bois “Corriere di Saluzzo”

- Paolo Infossi “Corriere del Monviso”

Nini PIUMATTI su “Arte Oggi” lo ricorda così:
IL VIANDANTE PITTORE - Un ricordo di Piero Ansaldi - 1° premio del "Matteo Olivero” negli anni '92 – '95 – ‘97

Il primo premio “Matteo Olivero” del 1997, sezione colore e tecniche miste, andò all'opera “Nel mio studio” tecnica mista su cartone, 49x49cm.
L'artista era Piero Ansaldi, saluzzese classe 1940. Primo vincitore per lo stesso premio anche negli anni 1992 e 1995.
Aveva partecipato per la prima volta alla rassegna saluzzese nel 1980 distinguendosi ogni volta con affermazioni e riconoscimenti.

Quest'anno è fisicamente assente, ma in occasione della premiazione dell'edizione 2005 di domenica 1° maggio, vogliamo ricordarlo, immaginarlo così come si presentava agli amici, pittori e visitatori della mostra, con quell'aria leggera da ragazzo su cui gli anni erano passati in fretta, così in fretta da non lasciare tracce vistose.

Piero Ansaldi è morto il 30 luglio 2004, mentre tornava da una giornata trascorsa nella natura a dipingere; aveva in auto due splendidi lavori realizzati nelle Langhe, pronti per partecipare al concorso del successivo 1° agosto a Barbaresco.

Pittura en plein air e rielaborazione in studio. Due dipinti che si staccano da tutte le opere precedenti per una diversa atmosfera complessiva, per i grigi spenti, per quel cielo piatto, così diverso dai suoi cieli attraversati dal vento, ottenuto con una campitura coprente, compatta ed assoluta: un muro contro qualsiasi squarcio di luce, refoli di vento, raggi di sole… quasi un presagio di “morte”.

Le direzioni pittoriche ed iconografiche in cui si è mosso Ansaldi sono molteplici, ma è possibile individuare alcune tendenze che finirono per imporsi definendo i caratteri di quello che diventerà un linguaggio assolutamente riconoscibile e personale.
Gli esordi lo vedono, fin dagli anni '64 – '65 nel noto negozio saluzzese di Cornici e Stampe.
Sotto i suoi occhi passavano i paesaggi innevati di Matteo Olivero, gli alberi specchianti nei ruscelli, baite coperte dalla neve, contadine al pascolo, capolavori dei paesaggi piemontesi dell'800. A questo Ansaldi si ispirò lavorando per anni da autodidatta con tenacia e curiosità, ricavando stimoli e metodo.

Il bisogno di autonomia creativa e la progressiva ricerca tematica lo portarono presto in giro per il mondo dalla Provenza a Parigi, da Venezia a Procida, dal nord Europa all'America.
Di quegli anni rimangono testimonianze paesaggistiche fresche e veloci, bozzetti, angoli paesani, scorci di Saluzzo, di Cuneo, di Torino e Savigliano, tagli prospettici che si fanno via via più sicuri e nello stesso tempo distratti, mentre la mano, la pennellata da virtuosa ed accademica diventa a poco a poco “la sua pennellata”, il suo tratto, la sua parola per immagini.

La frenetica attività che pure non copre un periodo lunghissimo - la sua prima mostra risale al 1968 – mentre in un arco di trent'anni contiamo una ventina di personali e quasi sessanta tra collettive e premi, segnala gli iniziali molteplici approcci, i rimandi stilistici al naturalismo, gli impressionismi, la scapigliatura lombarda con la quale iniziò quell'annullamento della linea di contorno, il progressivo sfaldamento delle forme ed il frantumarsi del colore in filamenti guizzanti.

A Toulouse de Lutrec, a Manet e a Degas ha guardato non per i soggetti, ma per i tagli diagonali e per il segno mai decorativo ma sempre carico di energia. Guardò a Corot, ai macchiaioli e poi lentamente l'esperienza lo distaccò dagli “ismi” ed i suoi scorci di Venezia e di Burano, siamo nel 1992, con le barche a secco, Santa Maria della Salute come una apparizione sull'acqua, il cielo che si confonde con il mare, quella magica città doppia, reale e specchiata, diventano il suo banco di prova, quello che distinse il Guardì dagli altri vedutisti.

Lo scorcio nell'effetto elasticizzato con cui tratta con lievità campanili e ponti, gondole e palafitte: fantasmi architettonici, vedute oscure, marcescenti come sogni immersi nelle tenebre proprie del mondo onirico. Gli ultimi temi sono, se pur vari, facilmente individuabili e classificabili: accanto ai prospetti paesaggistici con case su case accostate, sovrapposte, quasi accavallate, ringhiere nervose, sottili e sbilenche porte e finestre che a poco a poco perdono la loro identità strutturale per diventare buchi, occhi, bocche, macchie di natura espressionista.
Muri ammucchiati, città viste dall'alto con prospettive a volo d'uccello in cui l'uomo sembra smarrirsi e perdersi in un'angoscia senza fine, appaiono periferie industriali, capannoni deserti, gru, automezzi, scene di un urbanesimo desolato.

I colori sono accompagnati da quelle pennellate allungate e sdoppianti, affiancate in modo personalissimo da graffianti tratti simili a spatolate ottenute con l'uso delle spugnette.
E l'effetto che Ansaldi ne ricava è di grande fascino e suggestione, suggerisce una specie di persistenza dell'immagine con la precisa volontà di far durare nel tempo fugaci apparizioni.
La progressiva depauperazione dei contorni investe i corpi che diventano fremiti infiniti e che rimandano agli stilemi di Boldini, sperimentati in quei ritratti passati alla storia per i fulminei lampi di luce con cui rese immortali le nobildonne che gli diedero fama e successo.

Sperimentatore curioso, amava miscelare terre indiane con agglutinanti naturali secondo tecniche medievali e rinascimentali. Ha usato i pastelli, le chine, i guoaches, la pittura ad olio con diluenti non tradizionali; attraverso l'evoluzione personalizzata del mezzo tecnico assistiamo al succedersi di soggetti sempre diversi, nudi femminili, interni di bar, di botteghe, di librerie, i marchés aux puces, i suonatori di Jazz, nature morte ed infine i “soggetti del cuore”, quegli interni che hanno raccontato un frammento del suo essere e del suo sentire e ci hanno fatto venire alla mente splendide nature morte ed analogie con De Pisis.

“Brocante” è il titolo del cartone con tecnica mista presentato a Saluzzo Arte nel 2001. “Fiori nel mio studio”, poetici scorci polverosi, uno dei tanti interni con scaffali stracolmi di libri e riviste, sovrapposte in modo disordinato, fra brocche e terraglie sbrecciate, quadri, vasi con delicati fiori appassiti.
Il tono si fa intimo, si scopre un rapporto dinamico ed armonico fra le cose e con le cose, assente qualsiasi luce naturale, quasi che l'artista volesse dimostrare che stando dentro, in un luogo protetto, è possibile pensare, dipingere, vivere meglio.

Umori, meraviglie, abbandoni, ironie. La tavolozza si scurisce in toni brumosi, accordi di marroni e neri strapazzati, richiami stilistici al ‘600 con Frans Hals, bianchi opacizzati, grigi-argento firmano il rapporto dell'uomo con l'ambiente, le cose scelte o che ti scelgono, il gusto per le anticaglie, per gli oggetti dei rigattieri, le stoffe stinte, le poltrone azzoppate.

Immagini che trasudano magia ed evocazione, il vissuto della propria storia, delle radici in cui l'uomo si rifugia e si difende dal mondo. Il suo studio, la sua tana, si trasforma in una sorta di caldo grembo materno dove gli oggetti “vissuti” parlano un colorato lessico familiare.

Anna CAVALLERA sul “Corriere di Saluzzo” del 16/04/2020
La giovinezza del pittore saluzzese Piero Ansaldi, dopo i brevi esordi come elettrauto e poi falegname per la ditta Amleto Bertoni di Saluzzo, trascorse con il fratello Paolo nel negozio di Stampe e cornici di Corso Italia, fin dagli anni 1964 - ’65, fra opere, stampe antiche e preziose incisioni del ‘700 e ‘800.

La sua sensibilità ed il gusto per l’arte si erano affinati ed alimentati, nutrendosi di bellezza e di storia. Iniziava un confronto con il passato, lo studio e il fascino di un ‘800 polveroso che il pittore avrebbe ritrovato nei mercatini rionali, nelle anticaglie di piccoli antiquari e rigattieri della Liguria, di Torino delle Langhe e di Parigi.

Piero Ansaldi (1940 - 2004) riconosceva il proprio talento pittorico ed aveva incominciato a coltivarlo con metodo e passione, trasformando in breve tempo un passatempo da dilettante in attività professionale.

La sua prima mostra ebbe il battesimo nel 1968 nella Saletta del Palazzo Italia, luogo che nel primo Novecento aveva visto mostre molto importanti nel panorama piemontese e non solo.
L’anno successivo esporrà a Cuneo e da allora inizierà una vasta e nutrita serie di partecipazioni a mostre collettive, concorsi e premi, primo fra tutti quello del Matteo Olivero, lo storico evento saluzzese che Piero Ansaldi praticò assiduamente assicurandosi sempre posizioni di primo piano e che, nel 1997 vinse per la sezione colore con l’opera “Nel mio studio”.

Viene comunemente ricordato come “il viandante pittore” per quell’amore per un turismo itinerante che consente di guardarsi intorno, percepire i luoghi, annusare la terra, riconoscerne i profumi, nonché per la passione per la bicicletta che condivideva con amici fidati e carissimi come Salvatore Capello e Giusto Baudracco.

Pedalava instancabile e si fermava per dipingere.

Pittura en plein air secondo i dettami impressionisti, ma un impressionismo anomalo per quel ductus nervoso e costruito, quel rigore prospettico quasi innato che fondava e reggeva come una ragnatela geometrica tutto il corpus dei colori.
Colori biaccosi, mescolati, impuri e straripanti materia.

Quel 30 luglio del 2004, Ansaldi tornava da una giornata di lavoro trascorso nelle Langhe: aveva dipinto due soggetti per partecipare ad un concorso di pittura fissato per il 1° agosto a Barbaresco.
Due soggetti che per la predominanza dei grigi spenti, lattiginosi e desolati, così diversi dalla sua consueta tavolozza, sono rimasti nelle cartelle del figlio Stefano a segnare una cesura nel tempo, nella pittura e nella vita.

Molti temi vengono rivisitati in studio: colgono la bellezza del territorio, boschi, rivi, disgelo delle nevi nei prati, alberi che allungano le ombre nella sera.
Tratti che rifiutano la finitezza e la compiutezza compositiva, che si rifanno allo schizzo, al tratteggio delineato, ma che lasciano intuire la piena padronanza del mezzo espressivo.

I particolari rimangono a uno stadio indefinito specie nello sfondo, mentre i contorni si sfrangiano e si annullano, rimandando ora alla pittura di Boldini, ora al timbro cromatico e nello stesso tempo dimesso di De Pisis.
Pennellate immediate, piene di poetica gaiezza, una pittura delle piccole cose, di emozioni legate ad attimi del quotidiano, mentre le immagini tendono a dissolversi annullando la distinzione tra figure e sfondo.

Visioni veloci e come bloccate in uno sguardo in corsa, angoli di Venezia, Procida, Parigi, della Provenza, ottenute con tecniche miste, con mescolanza di pigmenti naturali, terre indiane, agglutinanti sperimentati dal passato studiando le metodologie medievali e rinascimentali.
Ma anche i classici pastelli, le chine, i colori ad olio.

Quanto alla varietà dei soggetti, appare evidente nella miriade di rappresentazioni pittoriche, la foga della ricerca che passa dai fiori nel suo studio, ai musicisti, sassofonisti, nudi, nature morte, straordinarie e poetiche visioni d’interni.

L’amato studio, scaffali stracolmi di libri in disordinato accordo, stoffe e drappi scoloriti, una grossa, comoda e sgangherata poltrona che racconta solitudine e abbandono.

Concorsi e Mostre
"Eventi e Mostre" - Collettive e Premi

Concorsi

1991 - Saluzzo - XIII° edizione “Matteo Olivero” - 3° premio

1992 - Castellar - “Castellar vista dagli artisti” - 2° premio

1992 - Saluzzo - XIV° edizione “Matteo Olivero” - premio speciale "Saluzzo ed i suoi monumenti" - 1° premio

1992 - Santo Stefano Belbo – premio nazionale di pittura “Cesare Pavese” - diploma di selezione

1993 - Castellar - “Castellar vista dagli artisti” - 1° premio

1993 - Saluzzo - XV° edizione “Matteo Olivero” - 2° premio

1993 - Bricherasio - IV° “Biennale d'arte” - 4° premio

1993 - Santo Stefano Belbo – Premio Nazionale di Pittura “Cesare Pavese” Targa speciale “Cà d'amis” - 4° premio

1994 - Santo Stefano Belbo - Premio Nazionale di Pittura “Cesare Pavese” - 3° premio

1995 - Saluzzo - XVII° edizione “Matteo Olivero” - premio speciale "Saluzzo ed i suoi monumenti" - 1° premio

1995 - Bagnolo Piemonte – Concorso di pittura - 1° premio

1995 - Torino - “Gran Premio città di Torino” - medaglia d'argento

1996 - Mondovì - X° concorso estemporanea di pittura - 2° premio

1996 - Pollenzo - I° concorso di pittura “Carlo Bellosio” - 3° premio

1996 - Santuario di Vicoforte – 14° tappa giro d'Italia - “Premio di pittura” - 1° premio

1996 - Miroglio di Frabosa Sottana – V° estemporanea di pittura - 1° premio

1996 - Borgo S.Dalmazzo – Premio di pittura “Borgo Arte ‘96” - 1° premio

1996 - Ceriale - Premio Regionale di pittura “Città di Ceriale” - medaglia d'oro

1996 - Saluzzo - XVIII° edizione “Matteo Olivero - Arte 96” - 3° premio

1997 - Mondovì - XI Concorso di pittura “Contrà ‘d via Beccaria” - 3° premio

1997 - Pollenzo - II°concorso di pittura “Carlo Bellosio” - 1° premio

1997 - Monastero Vasco - II° concorso di pittura sul tema “Monastero Vasco” - 2° premio

1997 - Saluzzo - XX rassegna di arti figurative “Matteo Olivero” - 1° premio

1997 - Borgo S.Dalmazzo - “Arte 97” - 2° premio

1997 - Vinovo - “Vinovo antica e moderna nell'arte” - 3° premio

1997 - Germagnano - Premio speciale “S.Grato” - 1° premio

1997 - Ceriale – Premio Regionale di Pittura “Città di Ceriale - 1° premio

1997 - Santo Stefano Belbo – Premio Nazionale di Pittura “Cesare Pavese” - 3° premio

1997 - Barge - Concorso di pittura “Dipingere Barge” - 3° premio

1998 - Mondovì – XII° Concorso di pittura “Contrà ‘d via Beccaria” - 3° premio

1998 - Monastero Vasco – III° concorso di pittura “Monastero Vasco” - 1° premio

1998 - Peveragno - III° Concorso di pittura - 1° premio

1998 - Venaria - I° Concorso di pittura - 4° premio

1998 - Balangero (Valle Lanzo) – Concorso di pittura - 2° premio

1998 - Roddino - Concorso di pittura - 2° premio

1998 - Magliano Alpi - I° Concorso di pittura - 2° premio

1998 - Miroglio (Frabosa S.) – VII° Concorso di pittura - 4° premio

1998 - Bonvicino - V° Concorso di pittura - 1° premio

1998 - Vinovo - Concorso “Vinovo nell'arte” - 3° premio

1998 - Neive - IV° Concorso di pittura - 3° premio

1998 - Venaria - II° Concorso di pittura - 3° premio

1999 - Marene - Concorso di pittura - 3° premio

1999 - Rivarolo - II° Concorso di pittura - 1° premio

1999 - Mondovì - I° Concorso “Nazionale” - 2° premio

1999 - Venaria - III° Concorso di pittura - 1° premio

1999 - Vinovo - Concorso di pittura - 1° premio

1999 - Ceriale - Premio Regionale di Pittura “Città di Ceriale” - medaglia d'oro

1999 - Cervere - I° Concorso Nazionale di Pittura - 3° premio

2001 - Saluzzo - XXIII° Premio “Matteo Olivero” - Sezione colore e tecniche miste - 3° premio

2002 - Ceriale - Premio Regionale di pittura “Città di Ceriale” - 1° premio

2003 - Melle - Concorso di pittura “Melle e le sue Borgate” - 1° premio

2003 - Fossano - Mostra collettiva 4° Concorso di pittura “Festa del Borgo Piazza 2003” - 1° premio

2004 - S.Michele Mondovì – Concorso di pittura “S.Michele Mondovì e il suo territorio” - 1° premio

2004 - Vicoforte - II° Concorso di pittura “Vicoforte in Cornice” - 3° premio

2004 - Narzole - VII° Concorso di pittura “Narzole in mostra” - 3° premio

2004 - Martiniana Po – Estemporanea di pittura “Giovanni Borgna”

Mostre Personali

1968 - Saluzzo

1969 - Cuneo

1973 - Saluzzo

1974 - Saluzzo

1979 - Carmagnola

1982 - Saluzzo

1990 - Savigliano

1991 - Saluzzo

1992 - Cuneo

1993 - Fossano

1993 - Montecatini Terme

1994 - Saluzzo

1995 - Torino

1995 - Giaveno

1996 - Racconigi

1996 - Acqui Terme

1997 - Susa

1998 - Saluzzo

2004 - Fossano

Eventi
Mostra a Savigliano, 03/12/2004

Tratto da PM net
Grande successo di pubblico all'inaugurazione della mostra retrospettiva di Piero Ansaldi (1940-2004) svoltasi nei locali de L'Artistica Editrice di Savigliano, sabato 3 dicembre 2004.

Diverse centinaia di persone hanno dimostrato la loro stima ed il loro apprezzamento per il lavoro del compianto pittore saluzzese; un pubblico variegato, composto da collezionisti, professionisti del settore, privati, e giornalisti.

Carlo Morra ha presentato la mostra sottolineando, in un discorso sentito e mai incline alla retorica, le indubbie capacità tecniche e la grande sensibilità artistica ed umana che Piero Ansaldi ha sempre dimostrato di possedere.

Diverse decine le opere esposte, con soggetti che vanno dalle vedute montane ai paesaggi liguri, dalle navi alla deriva alla serie dedicata al mondo del "brocante", ambiente che Piero Ansaldi, anche per motivi professionali, aveva frequentato per decenni.

Non mancano soggetti cari all'uomo e all'artista, come il viaggiare in bicicletta ed i cantieri postindustriali, che lo hanno affascinato anche negli ultimi periodi della sua vita.